Il Giardino dei Tarocchi: 2 mondi, Mamma e Papà

Capalbio e Giardino dei Tarocchi

Istinto: la settimana scorsa ho fatto una bella gita al Giardino dei Tarocchi, ho intenzione di scriverci un post!

Cervello: Un’idea molto originale, non l’ha fatto proprio nessuno (tono ironico)

Istinto: ma il mio sarà diverso!

Cervello: e come? sono curioso… (sempre tono ironico)

Istinto: metterò foto, descriverò nei dettagli, darò consigli….

Cervello: Davvero originale, sarà un “successone” (con intenzione canzonatoria)

Istinto: Ho trovato! Racconterò la passeggiata dal punto di vista della mamma e poi la farò raccontare al papà ma dal suo punta di vista!

Cervello: Questa mi sembra una buona idea…

(Tratto dai dialoghi interni di Lucrezia “istintiva” e del suo cervello)

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Il Giardino dei Tarocchi è un incredibile parco caratterizzato da delle vere opere d’arte realizzate da Niki de Saint Phalle ispirandosi alle figure degli arcani maggiori dei tarocchi. Opera considerate unica nel suo genere, si trova in località Garavicchio, vicino Chiarone, in provincia di Grosseto.

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L’artista francese, nota anche per la fontana Stravinsky o Fontana dei robot situata a Parigi accanto al Beaubourg (il Centre Pompidou), ha seguito l’ispirazione avuta in seguito alla visita del Parque Guel di A. Gaudì a Barcellona e ha scelto di realizzare un parco che contenesse queste sue sculture con l’intento di far apprezzare a tutti l’arte. Le opere sono incantevoli, colorate, visionarie e oniriche. Il parco viene chiuso parte dell’anno per permettere il perfetto mantenimento delle opere rispettando il volere della stessa Niki.

Punto di vista della mamma

Capalbio e Giardino dei Tarocchi

Una domenica di luglio come tante, mi sono svegliata dopo un pisolino pomeridiano nella mia casetta di Capalbio con la voglia di rendere la giornata un po’ speciale: mi sono stiracchiata, ho guardato il mio compagno, Sir G., sfoggiato il migliore dei sorrisi e l’ho incalzato con un invitante “Vorrei rendere questa giornata unica non solo per me ma anche e soprattutto per nostro figlio, che ne pensi?”

Dopo un attimo di esitazione lui ha ricambiato il sorriso e si è limitato a un “Perché no?”

Non del tutto soddisfatta ho continuato “Pensavo ad una passeggiata in qualche bel posto: ricordi quel parco di cui ti avevo accennato che si trova qui vicino”?

Anche dopo questa mia seconda chance la risposta ha tardato ad arrivare e si è limitata ad un “Ottimo!”

Conscia del fatto che non avesse minima idea di quale parco stessi parlando, ho preso la palla al balzo e concluso con un bel “Allora è deciso si va al Giardino dei Tarocchi. La sua espressione sorpresa ha confermato i miei dubbi ma ormai il dado era tratto!

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Il parco è aperto solo da Maggio ad Ottobre nel pomeriggio dalle ore 14.30 alle 19.30. In estate, soprattutto se si hanno dei bambini piccoli, è consigliabile andare nel tardo pomeriggio ed evitare le ore più calde.

Alle 17 circa quindi ho iniziato a prepararmi entusiasta all’idea di ritornare al mio amato Giardino dei Tarocchi dove ero stata poco più che ventenne in un w-e di “alcuni” anni fa. Sir G. mi ha guardato stizzito, ha accennato un verso: “ma…” e poi ha sospirato e ha concluso con un telegrafico “Ah quindi andiamo?” Mentre stavo per ricordargli la sua promessa ha subito aggiunto “che bello, non vedo l’ora di arrivare!” e mi ha battuto sul tempo.

Abbiamo quindi preso la macchina partendo dalla nostra casetta di Capalbio: avevo studiato la strada, attingendo le informazioni da Internet e avevo visto che dovevamo prendere l’Aurelia per circa 8 km e dirigersi in località Garavicchio. Peccato che andando in direzione Roma non ci sia nessun cartello che lo segnali e quindi ci siamo ritrovati a fare inversione di marcia una volta entrati nel Lazio (e aver realizzato che “sì qualcosa avevamo sbagliato”).

Una volta arrivati, mi sono ricordata di quel trafiletto che avevo letto in cui si accennava al fatto che sconsigliavano di muoversi in passeggino e suggerivano di portare i bimbi con marsupio. In quel momento ho capito il perché e (sempre sfoggiando il migliore dei miei sorrisi) ho accennato un “Forse sarà un po’ faticosetto ma vedrai che l’esperienza ripagherà la fatica!”.…avrei voluto aggiungere “la tua” ma non mi sembrava molto corretto.

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Le opere del parco si stagliavano lontano nei loro splendidi colori ed io ricordavo di quel w-e in cui non avvertivo minima stanchezza a fare salite o a passeggiare sotto il sole cocente. In quel momento invece, tra il caldo e le zanzare, avvertivo già un sentore di spossatezza.

Dopo aver appurato che le scale erano davvero tante abbiamo deciso di lasciare il passeggino alla base e di portare Baby P. in braccio e poi lasciarlo libero. Sir G. procedeva a passi sicuri sulle scale con i 10 kg di baby P. in grembo (in questi momenti c’è da ringraziare che mio figlio mangia poco!) e con sorriso plastico. Mentre eravamo distratti dalle modalità organizzative del percorso, la bellezza di queste sculture così originali ci ha sorpreso e siamo stati pervasi da un senso di meraviglia che non ci aspettavamo.

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I colori vividi, le forme geometriche e i giochi di acqua erano così intensi e ricchi che anche Baby P. è scoppiato in un urlo di stupore ed ha voluto camminare (o forse dovrei dire correre) da solo e respirare quell’aria magica. Ho sorpreso Sir G. a osservare incantato alcuni dettagli rapito dall’unicità di quel contesto. Si è poi rivolto verso me e mi ha spiazzato con un “Hai avuto una bella idea, non pensavo”.

(Scusa come non pensavo? ti avevo detto dove volevo venire….vabbè non roviniamo questo momento)

La visita è stata resa ancora più speciale dall’incontro con un altro bambino (svizzero) di circa 15 mesi di nome Uber o qualcosa del genere (non vorrei fare pubblicità subliminale per Uber ma davvero credo il nome fosse qualcosa del genere!). È stato incredibile come pur non parlando la stessa lingua (anzi nel caso di Baby P. dovrei dire “pur non parlando e basta!”) i 2 bimbi si siano riconosciuti: con l’atteggiamento, gli sguardi e I giochi hanno capito di essere entrambi attori dello stesso mondo incantato, l’infanzia!

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Hanno iniziato a rincorrersi, a specchiarsi nelle sfaccettature delle opere, a schizzarsi con l’acqua cristallina delle fontane: un momento speciale che noi adulti non saremmo in grado di creare con una persona appena conosciuta ma si sa, quando si è bambini funziona così, basta un niente ed è amore (in senso lato).

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Il sole tramontava e la giornata volgeva al suo termine: era nata un’amicizia durata pochi minuti, eravamo rimasti abbagliati dalla magnificenza di quelle opere così uniche, avevamo respirato l’aria di un mondo fatato e avevamo calpestato le nuvole di un mondo onirico: brevi e fugaci sensazioni che credo avremmo serbato nel nostro cuore per molto tempo.

Osservavo Baby P. stanco e appagato e scorgevo nello sguardo si Sir G. uno strano luccichio di papà che non avevo mai notato…

Punto di vista del papà

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Una domenica di luglio riposavo beatamente, solleticato da una lieve brezza che, stranamente, proprio quel pomeriggio, aveva deciso di sollazzare la nostra casa al mare.

Proprio quando credevo di essere avvolto nei più profondi ed intensi sogni pomeridiani, un pedante piedino, infastidito evidentemente dalla mia presenza nel letto, colpiva selvaggiamente il naso, generando un’incantevole sensazione di benessere.

Eccolo, nostro figlio, svegliatosi, aveva preso possesso del letto e, definitivamente, del nostro pomeriggio. Addio sonno, sogni e dolce brezza.

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Alziamoci, pensavo ingenuamente, ignaro di quello che mi aspettava: il desiderio della mamma di rendere, tanto per cambiare, unica la giornata di nostro figlio.

Mi domando: ci sarà un giorno nell’anno in cui la vita di nostro figlio può avere una parvenza di normalità ed essere un “po’ meno unica”?

Risposta alla domanda retorica: MAI.

Acquisita consapevolezza di come sarebbe finita la giornata (prendi la macchina, carica il passeggino, guida sotto 40 gradi…e non anticipo il resto), alla domanda “… che ne pensi?”, non ho potuto che rispondere “perché no …?”

Mai contraddire, del resto, una donna/mamma, che vuole rendere unica la vita di suo figlio ed, al contempo, altrettanto singolare quella del padre reo colpevole di voler solo azzardatamente dormire, in fin dei conti, la domenica pomeriggio.

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Uscito dal bagno, la sensazione di aver commesso un errore con quel “perché no” era già divenuta una certezza.

I due, mamma e figlio, come due perfetti soldati, avevano, a suon di “rendiamo magica questa soleggiata giornata di un luglio afoso”, armato baracca e burattini: erano vestiti, muniti di cappello per il sole, incremati per evitare fastidiose scottature ed avevano inserito a mo’ di pistola nella fondina della borsa la bottiglietta d’acqua necessaria a preservare il piccolo grande ometto da qualsiasi attacco di caldo. Traete voi le conseguenze…

Provavo, avvicinandomi alla macchina, a domandarmi cosa fosse (scusate l’ignoranza) il giardino dei tarocchi e, soprattutto, cosa ci facesse un “giardino” nelle isolate campagne della bassa toscana, per di più in località Garavicchio…ditemi voi, sinceramente, chi la conosce!!!

Tentativo, vano, dal momento che, chiuso lo sportello della macchina e provato ad avviare il motore, la mia adorata “travel mum agent” aveva già iniziato a decantare vita, morte e miracoli di Niki de Saint Phalle, eccentrica artista franco-statunitense…è strabiliante constatare cosa possono diventare le mamme che vogliono rendere unica la vita dei loro figli al pari delle donne che vogliono rendere indimenticabile quella dei loro compagni!!!

Capalbio e Giardino dei Tarocchi (85)

Seguendo l’ispirazione della mia compagna, mi sono, dunque, lasciato trascinare, iniziando, nel rincorrere il mio piccolo grande ometto, un viaggio all’interno di un sogno magico e spirituale, contraddistinto da imponenti figure in acciaio e cemento ricoperte di vetri, specchi e ceramiche colorate.

Le sculture, incontrate, durante la maratona tra i mille scalini presenti nel parco, ispirate agli arcani maggiori dei Tarocchi, hanno evocato densi significati esoterici in me e trasmesso, forse a causa delle presenza di enormi e sinuose figure femminili, percorribili ed abitabili, un inconsapevole sorriso nel mio piccolo (orgoglio di papà).

Capalbio e Giardino dei Tarocchi (88)

Nei colori intensi e vivacissimi, nella spasmodica dilatazione delle forme e nella solarità trasmessa dalle corpose ed esplosive sculture, rivestite di un surreale abito di luce, i sensi e le nostre attenzioni sono state magicamente rapite.

Quest’opera, insomma, probabilmente unica nel suo genere e restia a catturare inizialmente il mio interesse, in uno stretto connubio tra arte e architettura e ricreando una dimensione umana, abitabile e tangibile, ci ha permesso di vivere un pomeriggio senz’altro totalizzante

Che dire, grazie Mamma!!!

Capalbio e Giardino dei Tarocchi (89)

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Lucrezina
Written by Lucrezina
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